venerdì 15 maggio 2015

Il pendolo del potere, tra primarie, partitocrazia e domanda di rinnovamento


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 204 del 01-11-2012 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Il pendolo del potere, tra primarie, partitocrazia e domanda di rinnovamento


Riporto tre miei commenti a tre articoli complementari:

Primo commento
Di nuovo bravo!, ma stavolta 2 volte bravo! La prima, perché – ri-ripeto - è quello che scrivo da 2 mesi (bastava fare 2+2) ed è la scelta più efficace, poiché la “commistione” Bersani-Renzi allarga lo spettro dell’offerta politica e copre, se non tutti i fronti dello spettro politico-elettorale, almeno quelli più delicati, direi nevralgici, ed innovativi, oggi (considerando la rotta della destra, PDL e Lega Nord – ed invece l’offensiva di M5S e l’astensione):
da magnagrecia inviato il 31/8/2012 alle 20:41
Io sono per il rispetto dello statuto, sia per il segretario=unico candidato a premier (peraltro, la pluralità di candidati del PD favorisce i candidati non-PD), sia per il limite dei mandati parlamentari, poiché occorre, anzi è indispensabile, svecchiare la classe dirigente del PD e dell'Italia.
Franco Monaco è persona intelligente: c'è ancora un abisso tra il competente ed onesto Bersani e il coraggioso e tosto Renzi, al quale il segretario gentiluomo Bersani offre ora una "chance" formidabile. Che bello sarebbe se dalla tenzone scaturisse una fortunata commistione di obiettivi, tematiche, programmi, spirito giusto.
Il PD è più forte sia del peccato d'origine (unire un po' il diavolo e l'acqua santa), sia dei conservatorismi strumentali dei vari capi e capetti, sia delle beghe interne frutto di personalismi, sia delle promesse non mantenute, sia delle carenze organizzative (v. in particolare circoli territoriali e on-line), sia dello scetticismo più o meno latente e giustificato dei sostenitori.
Se si riuscisse a mettere insieme - diciamo così, quantificando a spanne - 2/3 di Bersani e 1/3 di Renzi, il PD forse avrebbe davvero le carte per diventare un solido partito a vocazione maggioritaria.
http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/136851/arturo_non_voterai_renzi
link sostituito da:

La seconda, perché le elezioni primarie hanno lo scopo di designare il candidato premier, e non si può scherzare, vista la situazione da affrontare in Italia e in Europa: come scrivo sopra, ma credo oggettivamente, “c'è ancora un abisso tra il competente ed onesto Bersani e il coraggioso e tosto Renzi”.

Ps: Siccome nel marketing la presentazione del prodotto/servizio (che include la cosiddetta “qualità apparente”) è una fase fondamentale, che può pregiudicare tutto, anche se il prodotto è buono, mi permetto di risollecitare un intervento di “Europa” sul problema della capacità comunicativa di Bersani, che purtroppo sconta, non nelle manifestazioni pubbliche di partito ma in tv, ancora un deficit specifico da colmare (v. Carteggio tra il Prof. Massimo Arcangeli e me sulla capacità comunicativa di Pierluigi Bersani
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2759360.html oppure 
http://vincesko.blogspot.com/2015/05/carteggio-tra-il-prof-massimo-arcangeli.html).

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Secondo commento
Dopo aver letto la prima parte, m'ero predisposto a dare una valutazione positiva di questo commento del bravo eurodeputato Gianni Pittella. Poi, continuandone la lettura, ho cambiato nettamente giudizio, per i seguenti 3 motivi, che a me sembrano dirimenti:
1) il problema della "rottamazione" è grandemente e impropriamente ridimensionato a un fatto di eliminazione e sostituzione, ““mandando a casa” e demonizzando qualche decina di uomini politici di esperienza", ragionamento giusto di per sé, ma più adatto ad un Paese normale e non ad un Paese come il nostro, bloccato in tutti i settori (non soltanto in politica) e a tutti i livelli da un tappo gerontocratico da decenni (si badi che anche io anagraficamente sarei un "rottamando);
2) il predetto tappo gerontocratico, in aderenza al detto che "il pesce puzza dalla testa", va tolto prioritariamente dall'ambito politico, il che - contrariamente a ciò che viene scritto in questo giornale, ad esempio da Federico Orlando, ed altrove - presumibilmente, anzi oserei dire ineluttabilmente, non sarà circoscritto al PD, ma si estenderà, come già si vede, a tutti gli altri partiti e poi agli altri ambiti; [1]
3) tra le proposte, buone e condivisibili, tranne la n. 10, poiché il luogo deputato all’educazione civica primaria e non solo – ed è un errore grave d’impostazione che commettono praticamente tutti e non soltanto l’on. Pittella – deve essere la famiglia, [2] non viene neppure menzionata la più importante, che deve fare da premessa alle altre, cioè la piena attuazione dell'art. 49 riguardante la regolamentazione per legge dei partiti, che devono funzionare "con metodo democratico", [3] cosa che francamente non è, probabilmente non è mai stata, né oserei dire, paradossalmente, forse – almeno allo stato attuale delle cose prevedibili - può essere (si veda anche il M5S, che della democraticità fa la sua bandiera).

[1] Il probabile effetto-valanga della ‘rottamazione’ renziana
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2758409.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/05/il-probabile-effetto-valanga-della.html


[3] Art. 49.
Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
http://www.governo.it/governo/costituzione/1_titolo4.html

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Terzo commento
Che vuol dire "antipolitica dei partiti"? E' un eufemistico modo di nobilitarla. Io userei soltanto i termini furto, malversazione, scialo, privilegi abnormi, inefficienza, corruzione, sordità corporativa, che la terribile crisi economica (che sarà lunga) ha reso letteralmente insopportabili e inalimentabili finanziariamente, rispedendo indietro - come successe per un decennio dopo Tangentopoli - il pendolo dal potere dai partiti e dai politici alla società dei cittadini.
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