lunedì 23 marzo 2015

Il Sig. Silvio B., il mammone dal collo taurino ed il suo tallone d’Achille/3/Il padre

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 23 del 14-12-2010 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Il Sig. Silvio B., il mammone dal collo taurino ed il suo tallone d’Achille/3/Il Padre

IL PADRE DEL SIG. SILVIO B.

Continuo il mio approfondimento psico-politico. E stavolta, dopo la mamma – figura centrale - focalizzo la mia attenzione sulla figura del padre di Silvio B.

(...). Il conte banchiere racconta come "in realtà, le città giardino di Berlusconi sono servite a qualche famiglia milanese per far rientrare le valigie di soldi depositate a suo tempo in Svizzera". Ricorda di come, un giorno, Berlusconi "va da Rasini e gli chiede di appoggiarlo su quei suoi amici, clienti o meno della banca, che hanno portato fuori tanti soldi e che, se lui ci metterà una buona parola, potrebbero dargli fiducia". Rasini ne parla con il padre di Berlusconi, Luigi, che non vorrebbe. Ha paura che il figlio "resti schiacciato dalla sua ambizione". Ma Rasini, come ha fatto altre volte, non gli fa mancare il suo aiuto. "In fondo, quale migliore occasione per far tornare il denaro dal paese degli gnomi e farlo fruttare bello e pulito nelle mani di quel giovanotto che dove tocca guadagna?".(...).

Commento:
Il padre di Silvio Berlusconi mi è parso sempre una figura poco nitida, evocata raramente anche dai giornali e soltanto per il suo ruolo di direttore della Banca Rasini.
Il figlio non ne parla mai e, tranne il torneo di calcio dedicato alla sua memoria, non conosco espliciti e pubblici riferimenti a lui. Trovo perciò molto interessante la frase sottolineata, poiché rivela, non solo una non consentaneità tra il padre ed il figlio (fisiologico – direi – nello schema tipico freudiano del conflitto edipico), ma anche un giudizio implicito di eccessiva bramosia ed esagerata propensione al rischio, che equivale anche ad una patente di presuntuoso.
Altro discorso, invece, è per quanto riguarda il ruolo giocato dalla madre, la vera, autentica dominatrice della formazione del carattere e quindi del destino del figlio, “il vero propellente – come scrivevo in una lettera che gli ho mandato nell’aprile di due anni fa (che forse più avanti riporterò qui) - della sua fortunata carriera imprenditoriale”. Ma non ripeto ora quello che ho già scritto in questa ‘discussione’.
Io dieci anni fa, proprio sentendolo parlare sempre della mamma e vedendolo in azione, apposta coniai per lui l’appellativo di “mammone dal collo taurino” (si veda il ‘profilo’ tracciato qui nel post/1).
Infine, non la conosco affatto, ho solo letto la sua intervista al Corriere ed ora quest’altra dichiarazione, ma ho la netta impressione che la figlia Marina sia molto consentanea al padre, sia nelle prassi che nelle propensioni caratteriali e si inscriva quindi coerentemente nella linea generazionale nipote-padre-nonna, dalla quale ha anche ereditato in parte la funzione di protettrice acritica ed incondizionata del padre-figlio.

Ecco il link per leggere la dichiarazione di Marina Berlusconi:

Puntate precedenti:


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