venerdì 20 marzo 2015

Analisi quali-quantitativa/5 - Distribuzione della ricchezza

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 15 del 18-11-2010 (trasmigrato da IlCannocchiale)
Analisi quali-quantitative/5/Distribuzione della ricchezza

“Libertà e Giustizia sociale” era il motto del socialista Sandro Pertini.

Nel 2006, secondo il World Institute for Development Economics Research of the United Nations, riportato dal Guardian (http://money.guardian.co.uk/news_/story/0,,1965033,00.html), il 10% della popolazione adulta del mondo detiene l'85% della ricchezza mondiale, l'1% possiede il 40%; la metà più povera della popolazione adulta se ne spartisce solo l'1 per cento.


Negli anni '50, la torta del reddito nazionale si divideva per il 60% a salari, stipendi e pensioni e per il 40% ai profitti ed alle rendite; nel 2009 la situazione è quasi ribaltata.

Disuguaglianze sociali. “Dal rapporto Growing Unequal dell’Ocse emerge che tra i 30 paesi Ocse oggi l’Italia ha il sesto più grande gap tra ricchi e poveri. Non è solo colpa della crisi, anche se la crisi certo ha accentuato questa tendenza: redditi da lavoro, capitale e risparmi sono diventati il 33% più diseguali a partire dalla metà degli anni ottanta. Si tratta del più elevato aumento nei paesi Ocse, dove l’aumento medio é stato del 12%”.

Sul quotidiano la Repubblica (L'analisi: Perché scende l'Euro di Carlo Clericetti), si legge che “secondo molti economisti, a cominciare dal premio Nobel Joseph Stiglitz,  la causa prima e lontana che ha fatto evolvere le economie avanzate verso questa crisi [è] il problema della distribuzione del reddito”.

E, sempre su la Repubblica, un altro articolo (Il Belpaese della disuguaglianza, metà ricchezza al 10% degli italiani di Roberto Mania) conferma l'aumento delle disuguaglianze.

Analizzo sull'argomento il seguente report della Banca d'Italia, citato nell'articolo precedente http://www.bancaditalia.it/statistiche/indcamp/bilfait/boll_stat/suppl_08_10_corr.pdf . Anche da esso si inferisce un effetto perequativo, cioè di maggiore giustizia sociale, dei provvedimenti adottati dal 2° governo Prodi.

In relazione al dato della riduzione del reddito familiare nel biennio 2006-2008, oggetto di articoli di stampa nel mese di febbraio scorso, ho provveduto a leggere il Supplemento al Bollettino Statistico – Indagini campionarie ”I bilanci delle famiglie italiane nell'anno 2008” del 10-02-2010 e poi a  telefonare direttamente alla Banca d'Italia (Tel. 06/47921) per chiedere alcune spiegazioni. Ho ricavato quanto segue:
1. l'analisi è una fotografia del fenomeno;
2. non si è provveduto all'esame delle sue cause;
3. essendo il frutto di un'indagine campionaria (su un campione di 7.977 famiglie) ha comunque un minimo grado di approssimazione (intervallo di confidenza);
4. il dato più significativo – perché corretto dell'effetto della composizione del nucleo familiare – è quello del reddito equivalente, pari al -2,6% (contro il -4%, dato prima della correzione);
5. tale diminuzione media è dovuta ad un calo del -7% circa dei lavoratori indipendenti, del -3% circa dei lavoratori dipendenti e del -1,5% circa dei pensionati ed altri;
6. il reddito medio pari a € 2.679 al mese comprende tutti i tipi di reddito, anche quelli di natura finanziaria, che hanno fatto registrare nel biennio un andamento negativo;
7. il reddito medio è influenzato ovviamente sia dal numeratore (reddito aggregato), sia dal denominatore (numero complessivo delle famiglie, in costante aumento per l'incremento dell'incidenza delle famiglie mono-componente e dal numero delle famiglie di immigrati regolari, in particolare rumeni e bulgari, diventati cittadini UE proprio in quel periodo);
8. il 10 per cento delle famiglie più ricche possiede quasi il 45 per cento dell'intera ricchezza netta delle famiglie italiane. Tale livello di concentrazione è rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi quindici anni;
9. infine, pare legittimo dedurre anche da questa analisi della Banca d'Italia che – a fronte di un ampliamento della forbice a favore dei lavoratori indipendenti negli ultimi 15 anni -  le differenze di variazione negativa emerse tra lavoratori indipendenti, lavoratori dipendenti e pensionati nell'ultimo biennio esaminato sembrano confermare comunque un effetto perequativo dei provvedimenti adottati dal 2° governo Prodi a favore dei ceti meno abbienti.

Aggiungo 5 osservazioni:

1. Nell'articolo di Roberto Mania, si parla anche di meritocrazia, gerontocrazia e di sistema bloccato per effetto delle disuguaglianze crescenti di reddito e di ricchezza.
2. Luigi Einaudi, ex presidente della Repubblica Italiana ed economista liberista sosteneva che l'imposta più liberale è quella di successione, perché favorisce l'ascensore sociale: in Italia è stata tolta dal miliardario e sedicente liberale e liberista Berlusconi.
3. La manovra correttiva 2010 Tremonti-Berlusconi, che colpisce i ceti bassi e preserva quelli alti, è un'ulteriore spinta alla disuguaglianza.
4. In Italia, il peso fiscale sui redditi da lavoro è molto più alto di quello sulle rendite finanziarie.
5. E' difficile spiegare, se non attraverso il dominio dei mass media da parte dei ricchi e per effetto dell'insufficienza o dell'obnubilamento della capacità raziocinante dei ceti medi e soprattutto di quelli bassi, come una esigua o infima minoranza (il 10% in Italia, il 2% nel mondo)  possa detenere ed accrescere il possesso della maggior parte della ricchezza, e talora addirittura vedersi affidare – come Bush negli USA o Berlusconi in Italia - le leve del potere politico.

Nota 1: A pag. 15, si legge:
3. Il reddito e il lavoro7
Nel 2008 il reddito familiare medio annuo, al netto delle imposte sul reddito e dei
contributi previdenziali e assistenziali, è risultato di 32.146 euro (tav. B1), pari a 2.679 euro al
mese. Il reddito familiare medio risulta più elevato per le famiglie con capofamiglia laureato,
lavoratore indipendente o dirigente, di età compresa tra i 45 e i 64 anni, mentre risulta inferiore
per le famiglie residenti al Sud e Isole.
Tra il 2006 e il 2008 il reddito familiare è calato di circa il 4 per cento in termini reali8,
riportandosi sui livelli del 1993 (fig. 6)9. Questa stagnazione dei redditi medi familiari negli
ultimi quindici anni risente della riduzione della dimensione media delle famiglie passata da
circa 3 componenti del 1993 ai 2,5 del 2008.
Per tener conto dell’ampiezza e dalla composizione della famiglia e ottenere una misura
che approssima in modo migliore il benessere familiare, si può correggere il reddito
complessivamente percepito dalla famiglia con una scala di equivalenza10. Il risultato così
ottenuto, detto reddito equivalente, si interpreta come il reddito di cui ciascun individuo
dovrebbe disporre se vivesse da solo per raggiungere lo stesso tenore di vita che ha in famiglia.
Nel periodo 1993-2008 il reddito equivalente è aumentato di circa il 12 per cento in
termini reali (fig. 6); nel biennio 2006-2008 la contrazione è stata di circa il 2,6 per cento.
A pag. 16, si legge:
Gli indipendenti hanno registrato il maggior incremento del reddito equivalente negli
ultimi quindici anni (circa il 25 per cento in termini reali) (fig. 7), nonostante il significativo
calo osservato fra il 2006 e il 2008 (di circa il 7 per cento).
Tra i dipendenti il reddito equivalente è invece aumentato dal 1993 in misura pari a
circa il 4 per cento in termini reali. Anche tali individui hanno sperimentato nell’ultimo biennio
una contrazione pari al 3 per cento circa.
Per i pensionati o per gli individui in altra condizione non professionale, la crescita del
reddito disponibile è stata di quasi il 14 per cento nel periodo 1993-2008. Nell’ultimo biennio la
riduzione osservata è stata di modesta entità (- 1,5 per cento circa).

Nota 2: Classifica 2009 dei ricchissimi

Nota 3: 11-05-2010 - OCSE: SALARI IN ITALIA TRA I PIU' BASSI. FISCO DA RECORD AL 46,5%.
Ma Sacconi non ci sta e bolla i dati come ''tecnicalita' senza riscontro''

Il Rapporto Ocse: Italia maglia nera dei salari -16,5% rispetto alla media
Il nostro Paese è al 23esimo posto sui 30 membri dell'Organizzazione
Il cuneo fiscale è del 46,5%. Peso di tasse e contributi invariato dal 2008
OECD: Taxing Wages 2009  http://www.oecd.org/ctp/taxingwages

Salari: IRES CGIL, potere d'acquisto perde 5.500 euro in dieci anni
Presentato V rapporto sui redditi dei lavoratori dipendenti. Epifani, necessario un intervento urgente, che sposti la tassazione dai salari dei lavoratori dipendenti e dalle pensioni alle grandi ricchezze e ai grandi patrimoni »
- Crescita, Occupazione e Redditi perduti negli anni Duemila
V RAPPORTO IRES-CGIL 2000-2010  - 27 settembre 2010
Sintesi del rapporto:
Slides:

Restituzione del fiscal drag (drenaggio fiscale).
Fiscal drag: chi l'ha visto? - 13/09/2010
“C'è un grande assente nel dibattito sulle tasse: il drenaggio fiscale. Che dal '90 ha colpito i redditi più bassi: chi guadagna solo 15mila euro oggi paga il 28% in più in termini reali, mentre chi sta sopra 1 milione di euro paga quasi il 10% in meno”.

Nessun commento:

Posta un commento