martedì 31 marzo 2015

Curiosità sessuali represse e sviluppo intellettuale/10 - Sesso 10 minuti

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 62 del 22-03-11 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Curiosità sessuali represse e sviluppo intellettuale/10


SESSUALITA'
Il sesso ok? Circa 10 minuti "Poi il cervello pensa ad altro"
L'indagine condotta da 50 specialisti della Society for Sex Therapy and Reserch. I primi minuti sono i migliori perché l'attenzione è altissima. Poi la nostra mente comincia a vagare
Il sesso ok? Circa 10 minuti "Poi il cervello pensa ad altro"
ROMA - Altro che maratone tantriche: il sesso migliore è quello che dura al massimo 13 minuti. A stabilire la durata perfetta del rapporto ci ha pensato un team di 50 specialisti della Society for Sex Therapy and Reserch, composto da psicologi, terapisti di coppia, medici e assistenti sociali. Per anni gli studiosi hanno analizzato centinaia di coppie con problemi sessuali, concludendo che la durata ideale di un amplesso è di 10 minuti. Oltre diventa noioso. E vediamo perché. Secondo lo studio pubblicato su Journal of Sexual Medicine, sta tutto nel cervello: per i primi 10 minuti l'attenzione è altissima ed è possibile concentrarsi al meglio sul rapporto. Superata questa soglia temporale la mente comincia a vagare altrove e diminuiscono sensibilmente sia il livello di eccitazione che la soddisfazione psicologica.

Secondo gli studiosi 2 minuti sono troppo pochi per un rapporto, la situazione migliora fra i 3 e i 7, ma l'equilibrio perfetto si raggiunge solo fra i 7 e i 13. Paradossalmente, fare l'amore oltre questo limite di tempo è controproducente e l'amplesso ha un alto rischio di fallimento causa noia. Dilungarsi in più o meno fantasiose pratiche amatorie predispone a distogliere la mente dall'atto sessuale e a occuparla con tutte le preoccupazioni della vita quotidiana o, peggio ancora, con fantasie erotiche pericolose e potenzialmente fedifraghe. Uno dei dei ricercatori che ha condotto la ricerca, lo psicologo della Penn State University Eric Corty, ha spiegato che "molti credono erroneamente alla fantasia di notti di sesso continuo e prolungato. Speriamo che il nostro studio incoraggi uomini e donne ad avere aspettative più realistiche".

Tuttavia, se è vero che i tempi troppo lunghi possono trasformarsi in una forzatura e ridurre la carica erotica del rapporto, è altrettanto vero che porre dei limiti al convegno amoroso è una stonatura che avvilisce gli sforzi di fantasia degli amanti più entusiasti. E, forse, la cosa migliore è adottare la massima di Sant'Agostino: "Ama e fà ciò che vuoi".



Puntate precedenti:
post/1-Freud “La morale sessuale ‘civile’ e il nervosismo moderno”
post/2-Freud “Aforismi e pensieri”
post/3-De Bernardi “Il diritto all’innocenza”
post/4-Il VdS “La scoperta della sessualità”
post/5-card. Scola
post/6-Precocità e disinformazione sessuale
post/7-Belardelli “Il sesso migliora con l’età, per le donne il picco a 40 anni” http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2596985.html
post/8-Tamburini “Sessualità, aspetti psico-evolutivi”
post/9-La Hunziker e i maschi italiani: «Sono immersi nei tabù»


Analisi quali-quantitativa/12 - Classifica 2010 dei ricchissimi

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 61 del 15-03-11 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Analisi QQ/12 - Classifica 2010 dei ricchissimi

Ovunque c'è grande proprietà, c'è grande diseguaglianza. Per ogni uomo molto ricco ce ne devono essere per lo meno cinquecento poveri, e l'opulenza di pochi presuppone l'indigenza di molti” (Adam Smith).

Forbes. Miliardari per tutti i gusti
di Guglielmo Ragozzino
11/03/2011
http://www.sbilanciamoci.info/share/icons/pdf-icon.png
Il nuovo elenco 2011 delle persone più ricche del mondo – sono 1.210 quest’anno – segnala importanti cambiamenti nella vecchia e ben nota tribù dei predatori. Che nel suo insieme supera il Pil tedesco
In questo inizio del 2011 vi sono al mondo 1.210 miliardari in dollari, per un totale di 4.500 miliardi, stando ai conteggi accurati e scientifici della rivista Forbes. Il signor Forbes del resto è uno che se ne intende.
È consolante sapere che qualcuno, anzi 1.210 persone, siano uscite a briglia sciolta dalla crisi. È un forte esempio per tutti gli altri, i miliardi di persone che nella crisi si sono impoveriti, hanno perso il lavoro e la casa, la voglia di vivere. S’impegnino costoro, seguano l’esempio dei miliardari, puntino sulle Borse giuste, scelgano tra questo e quello dei paesi emergenti, frequentino gente interessante e informata, smettano di lamentarsi per il pane che costa troppo e non si trova neppure; e tutto andrà per il meglio.
Quest’anno ci sono 214 miliardari nuovi. (…).È importante notare che 108 dei nuovi miliardari fanno capo ai paesi Bric: Brasile, Russia, India, Cina. Il Bric copre ormai un quarto dei miliardari complessivi, mentre era solo un decimo cinque anni fa. (…).
L’Europa, nonostante le sue arie, non è tanto brillante in materia di miliardari. Ne conta in tutto 248 per un trilione (o mille miliardi) complessivo. Tra i primi 25 paperoni europei, nove sono russi, quattro tedeschi e quattro svedesi. Un paio di francesi, il signor Vuitton e madama Oreal (al secolo Arnault e Bettencourt) e un solo italiano, il famoso Nutella (Michele Ferrero).
La pattuglia dei miliardari italici è piuttosto scadente, dal punto di vista dell’agone miliardistico, naturalmente. Ha anche perduto un elemento, Silvio Scaglia, già Fastweb. Sono rimasti in dodici, quanto a dire 1/100 dei miliardari totali. Sono oltre a Ferrero, 32mo, Leonardo Del Vecchio, occhiali, 71mo; Silvio Berlusconi, media, 118mo; Giorgio Armani, moda, 136mo; Luciano, Giuliana, Gilberto e Carlo Benetton, indicati come Benetton, tutti al 488mo; Mario Moretti Polegato, moda, 512mo; Francesco Gaetano Caltagirone, cemento e altro, 833mo; Stefano Pessina, farmaceutici, 879mo; Diego Della Valle, moda, 938mo. (…).



Rank
Name
Net Worth
Age
Source
Country of Citizenship
1
Carlos Slim Helu & family
Carlos Slim Helu & family
$74 B
71
telecom
Mexico      
2
Bill Gates
Bill Gates
$56 B
55
Microsoft
United States
3
Warren Buffett
Warren Buffett
$50 B
80
Berkshire Hathaway
United States
4
Bernard Arnault
Bernard Arnault
$41 B
62
LVMH
France
5
Larry Ellison
Larry Ellison
$39.5 B
66
Oracle
United States
6
Lakshmi Mittal
Lakshmi Mittal
$31.1 B
60
Steel
India
7
Amancio Ortega
Amancio Ortega
$31 B
74
Zara
Spain
8
Eike Batista
Eike Batista
$30 B
54
mining, oil
Brazil
9
Mukesh Ambani
Mukesh Ambani
$27 B
53
petrochemicals, oil & gas
India

10





Christy Walton & family
Christy Walton & family

$26.5 B




56




Walmart




United States




I primi 10 hanno una ricchezza pari a 406,1 miliardi di $.

Per una comparazione con l’anno scorso:

Classifica 2009 dei ricchissimi

Infine, una piccola notazione: Silvio Berlusconi scende dal 74esimo al 118esimo posto, ed i suoi miliardi calano da 9 a 7,8.


Il Sig. Giulio T. ed il principio di Peter/8/Lettera

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Post n. 60 del 11-03-11 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Il Sig. Giulio T. ed il principio di Peter/8/Lettera


Pubblico la lettera che ho inviato il giorno 5 marzo scorso al Ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Avevo già in programma di pubblicarla oggi ed è solo una fortuita coincidenza che segua all’apparizione del ministro Tremonti ad Annozero. Non ho ricevuto finora risposta, né so nemmeno se egli l’abbia letta. Un solo indizio – un lapsus linguae - però me lo lascia pensare: quando egli ha affermato: “Non mi riconosco nella serie storica prospettata da Scalfari”. Ma Scalfari non aveva prospettato nessuna serie storica, aveva soltanto fatto, come premessa, un excursus storico-economico.

Infine, sottolineo molto volentieri l’intervento del giovane che, al termine della trasmissione, rivolto al ministro, ha detto: “Insomma stasera abbiamo capito che lei non capisce niente di economia”. Io lo affermo da una decina d’anni e ne scrivo da tre (da quando frequento il web); e mi sono sempre augurato che questo divenisse senso comune.     


Egr. Sig. Ministro Tremonti,

Ci deve essere un motivo se una persona sedicente socialista come Lei si mette a fare politica in un partito di destra, e questo motivo deve avere a che fare per forza con il suo retroterra educativo.

Ascoltando la Sua intervista al "GR3" di stamane (ma lo stesso discorso vale per tutte le più o meno recenti Sue dichiarazioni), sembra di essere davanti alla solita "diagnosi": non tanto – come scrisse tempo fa Massimo Giannini – di sdoppiamento della personalità alla Dottor Jekill e Mister Hyde, ma di un Suo irresistibile, quasi compulsivo, invero un po‘ schizoide bisogno di scaricarsi la coscienza delle conseguenze negative causate dalle Sue scelte – passate, presenti e future - di governo, riferendole ad altri, situandole in un tempo (ecco allora le Sue onnipresenti divagazioni storico-filosofiche) o in una realtà (ecco allora l’allusione ai Paesi arabi) lontani da quelli sotto il Suo controllo e la Sua responsabilità.

Lei ha affermato al “GR3” che le rivolte dei popoli arabi sono dovute alle disuguaglianze sociali. Ma dovrebbe sapere – anzi, Lei certamente saprà - che “Dal rapporto Growing Unequal dell’Ocse emerge che tra i 30 paesi Ocse oggi l’Italia ha il sesto più grande gap tra ricchi e poveri. Non è solo colpa della crisi, anche se la crisi certo ha accentuato questa tendenza: redditi da lavoro, capitale e risparmi sono diventati il 33% più diseguali a partire dalla metà degli anni ottanta. Si tratta del più elevato aumento nei paesi Ocse, dove l’aumento medio é stato del 12%”.

Allora, che cosa teme, Sig. Ministro; quale rischio vuole esorcizzare; quale colpa vuole allontanare da sé, dalle Sue spalle e dalla Sua coscienza? Che il popolo italiano, la parte meno ricca e più  “disuguale” di esso, Le presenti il conto della sottrazione al Sud dei fondi FAS o del mancato appoggio al G20 – contraddicendo se stesso -  all’introduzione della TTF o del varo della manovra correttiva 2010?

Una manovra di 24,9 miliardi per il biennio 2011-2012, la più scandalosamente iniqua della storia repubblicana e che, con l'avallo sostanziale della CISL e della UIL, invece di apprestare provvedimenti anti-crisi e provvidenze di welfare non selettive, come è successo in tutti – proprio tutti! – gli altri Paesi, ha, per soprammercato, scaricato quasi tutto il peso del risanamento dei conti pubblici sugli invalidi civili, come i Down (poi cancellato in Commissione Bilancio del Senato, soltanto a seguito di vibrate, corali proteste); i precari, licenziati in decine di migliaia; i pensionandi inattivi a reddito zero!, tra cui i lavoratori in mobilità oltre le 10 mila unità - che sembra, oltre che crudele, anche incostituzionale -, che perderanno in un solo anno anche decine di migliaia di € per l’allungamento di 12 mesi dell'età di pensionamento (cfr. DL 78/2010, art. 12); gli insegnanti e gli altri dipendenti pubblici; la spesa sociale delle Regioni e dei Comuni (disoccupati, anziani, minorenni a rischio, ragazze-madri,  matti, ex drogati, LSU, ecc.).
E non fa pagare – letteralmente! - neppure un centesimo (tranne i produttori di farmaci ed i farmacisti, in quanto fornitori del SSN) ai percettori di redditi privati, anche miliardari (come Ferrero, Del Vecchio, Berlusconi: i primi tre italiani nella classifica “Forbes“ 2010), o milionari (come Lei, Passera, Profumo, Montezemolo), o  abbienti (come Sacconi, Bonanni, Angeletti), o giornalisti, severi e rigorosi custodi dei conti pubblici (come Giannino e Cisnetto; Eugenio Scalfari - Lei lo sa - ha un po’ provocatoriamente chiesto più volte, ma inutilmente, di pagare).

L’effetto Grecia, soltanto in Italia col Governo di centrodestra Berlusconi-Tremonti- Sacconi, e l’avallo sostanziale di CISL e UIL, lo stanno pagando quasi interamente, non i ricchi e gli abbienti, ma i poveri e una parte del ceto medio-basso.

Lei ha un alto concetto di sé (apparentemente, perché è smentito nei fatti dalla Sua permalosità e vulnerabilità alle critiche ed ai giudizi negativi e dal Suo incomprimibile bisogno di vendicarsi con chi Glieli rivolge). Negli ultimi 10 anni il centrodestra (cioè Berlusconi) ha governato per quasi 8 anni; e per quasi 6 anni ministro dell’Economia è stato Giulio Tremonti, cioè Lei:
1) PIL. E’ sufficiente riportare la serie storica 1999-2010: 1999 = +1,7%; 2000 = +3,6%; 2001 = +1,8%; 2002 = + 0,3%; 2003 = +0,0%; 2004 = +1,1%; 2005 = +0,0%; 2006 = +1,9%; 2007 = +1,9%; 2008 = -1,0%; 2009 = -5,0%; 2010 = +1,3%, per ricavarne che Berlusconi e Lei o siete due incompetenti o portate iella o entrambe le cose.

2) DEBITO. E’ facilmente verificabile che il debito pubblico è sempre calato con i governi di centrosinistra e sempre cresciuto con i governi Berlusconi-Tremonti. E’ di pochi giorni fa la notizia (fonte Bankitalia) che esso nel 2010 è cresciuto del 4,5%, arrivando al 118% del PIL.

Il debito pubblico è cresciuto durante i Vostri governi di centrodestra non per gli investimenti, ma come conseguenza dello squilibrio tra le uscite e le entrate correnti e conseguente diminuzione e quasi azzeramento del c.d. “avanzo primario”, cioè la differenza tra le entrate e le uscite prima degli interessi; la spesa, in barba ai Suoi proclami, ai Suoi tagli ed ai Suoi patti di stabilità, è cresciuta in media di oltre il 4,6 %.

In conclusione, Sig. Ministro, il Segretario del PD, Pierluigi Bersani, dopo il varo della manovra correttiva 2010, affermò a  “l’Unità“: «Ma con una manovra che non chiede nulla ai ricchi come lui, non ha paura che qualche Dio lo fulmini?». Egli si riferiva evidentemente a Berlusconi, facendo finta di non sapere che il vero autore della manovra correttiva è Lei (con l’aiuto di Sacconi, Bonanni, Angeletti e Marcegaglia). Rammenta? Lei, dopo, ebbe anche l’impudenza di affermare: “Nell'insieme la manovra è stata fatta su una vastissima base di consenso sociale" (cfr.   http://www.repubblica.it/politica/2010/07/18/news/tremonti_no_a_governi_tecnici-5654276  ).

Io non credo – essendo agnostico – nella punizione divina, né – essendo razionale - in quella che Freud chiama “l’onnipotenza del pensiero“, riferendosi al potere iettatorio, ma è indubbio che sia io (che ho dovuto chiudere, due anni fa, a causa della terribile crisi economica e di altro problema di forza maggiore, il mio studio di consulenza alle imprese e perderò quasi 20 mila € in un solo anno di mancato introito pensionistico), sia le centinaia di migliaia, forse milioni, di altre analoghe vittime delle Sue crudeli e molto inique decisioni, quasi sicuramente non possiamo far sentire la nostra voce di protesta, ma un “pensierino“, stia sicuro, Glielo rivolgiamo.

 Distinti saluti


Appendice

Lo propongo come "divertissement". Tremonti ha letto o non la mia lettera?

Ho riascoltata la trasmissione "Annozero", avendone la conferma dell'espressione di Tremonti. Le parole precise sono state: "Ho qualche difficoltà a riconoscermi nella serie storica fatta da Scalfari".
Scalfari, invece, non ha fatto nessuna serie storica, ma, ripeto, un excursus sull'economia mondiale, dalla crisi del 1929 al termine di questa, che egli ha collocato nel 1940. Poi, ha contestato l'affermazione di Tremonti che le disuguaglianze sociali ci siano solo nei Paesi arabi, ma che siano presenti anche in Italia.
Vorrei evidenziare 2 elementi: il primo è quello già da me indicato della locuzione "serie storica", inesistente non solo nelle parole di Scalfari, ma nell'intera trasmissione, mentre è presente nella mia lettera; il secondo è il verbo che Tremonti ha usato: "riconoscermi", del tutto incongrua se riferita all’ excursus sull'economia mondiale fino al 1940 (Tremonti è… nato nel 1947), e nella forma negativa di "'non' riconoscermi", che equivale a respingere un'accusa, una colpa; ma, in realtà, ha la struttura - attenuata (“ho qualche difficoltà a”) - della "negazione freudiana", ed equivale quindi ad un'ammissione - semi-inconscia, diciamo così - di colpa: appunto, la responsabilità dell'assenza di crescita economica italiana (PIL), oltre che dell’aumento del debito pubblico e delle disuguaglianze sociali nel periodo in cui egli ha avuto la titolarità del superministero dell'Economia e delle Finanze. Cioè le accuse contenute nella mia lettera.  


Puntate precedenti:


Il ruolo delle donne, tra famiglia e politica

A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 59 del 10-03-11 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Il ruolo delle donne, tra famiglia e politica


Pubblico un mio commento sul ruolo delle donne ‘postato’ in Repubblica/blog-Amato-Percentualmente

Bisognerebbe interrogarsi su chi o che cosa fa sì che quella italiana sia una società bloccata (vedi il ‘post’ precedente) o disequilibrata (v. questo ‘post’).

Quando un fenomeno è antico, profondo e diffuso, c‘è sempre una dimensione prevalentemente storico-culturale.
Il nostro è un popolo antico, cinico e mammone.
I soggetti principali, checché se ne dica, che hanno agito e continuano ad agire in profondità e ne costituiscono il sostrato culturale più autentico - e conservatore - sono, da una parte, mamma-Chiesa - oscurantismo, nepotismo, controriforma, anti-giansenismo (non è l’uomo che si deve elevare per meritare la grazia, ma il contrario) e, dall’altra, la donna-mamma, soggetto dominante nella sfera privata. In Italia, soprattutto al Sud, vige il matriarcato. Senza studi particolari: a me consta personalmente, inferendolo dalla cerchia familiare allargata e da quella amicale.
Il disequilibrio tra i generi, nella dimensione pubblica, e quindi anche nei rapporti economici, è conseguenza del matriarcato.

Una giovane amica sostiene che “E’ una discriminazione che partendo dal disequilibrio fra i ruoli all’interno della famiglia” richiede di “cominciare a condurre un’adeguata campagna d’informazione sulla realtà del mondo femminile italiano, a partire dalla scuola”.
Io ho obiettato: “Scusami, come a partire dalla scuola? Nasce in famiglia e vuoi partire dalla scuola? E’ un po’ come chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Vuoi curare la “malattia” (non si guarisce quasi mai dalle malattie) anziché prevenirla, che è più facile e meno costoso? La logica – scrive Musil ne “L’uomo senza qualità” – è quella cosa scomoda che fa discendere il significato di una frase da quella precedente. Perché trovi “scomodo” collocare il problema là dove esso ha origine? Comunque mi sono accorto che parecchi, soprattutto donne, trovano “scomodo” partire da lì.

Ella sostiene ancora (in linea con ciò che è scritto in questo ‘post’): “Secondo le statistiche le donne si impegnano di più negli studi e ottengono risultati migliori rispetto ai maschi”.
Io ho obiettato: “Questa è un po’ una leggenda metropolitana, almeno per i ragazzi di Scuola Media: secondo il Rapporto 2009 dell’INVALSI (par. 4.2, tavv. 6 e 6a), al Centro-Nord le ragazze sono più brave in italiano, i ragazzi in matematica; al Sud non ci sono differenze. Dopo, non so, forse, un 5-7% di donne raggiunge anche l’eccellenza, ma il restante 93-95%?”. (I laureati, in fondo, sono soltanto 160 mila all’anno).

Ella sostiene ancora: “Molte ragazze hanno semplicemente perso la volontà di battersi davvero per qualcosa”.
“Ecco, le ho detto, questo è il punto cruciale: solo lottando si ottengono le cose, se le donne rinunciano a farlo, siamo tutti fritti. In Italia, soprattutto al Sud (da secoli), pare sussistere una sorta di “divisione nazionale del potere”: le donne comandano in casa (e forse nella scuola), gli uomini fuori dalla casa; urge un riequilibrio e una redistribuzione del potere politico, ma le donne latitano: perché? Se un fenomeno è così esteso, antico e profondo, vuol dire che ha una valenza e una dimensione “culturale” e quindi esige una soluzione “culturale”, cioè educativa, a partire dalla famiglia e dal suo perno educativo: la madre. Scrive la psicanalista Simona Argentieri - una delle protagoniste del dibattito su l’Unita sul silenzio delle donne - (in “Specchio delle mie brame”, Psycomedia) che il rapporto con la madre è fondamentale nella costruzione della personalità di ciascuno e parla di “primitivo imprinting relazionale”.

Occorre una rivoluzione culturale; occorre che la donna rinunci ad una parte del suo potere tra le mura domestiche - dove si formano i paradigmi culturali, che deve contribuire a cambiare -, a favore di un suo più marcato ruolo pubblico, di una presenza più incisiva nei posti dove si fanno le leggi, che sono in rapporto biunivoco con il retaggio culturale: ne sono influenzate e lo influenzano.

Occorre essere consapevoli che la questione femminile, a ben vedere, è il nodo cruciale italiano, dalla cui soluzione dipendono tante altre questioni: dallo sviluppo economico alla parità uomo-donna, alle disuguaglianze di reddito e di ricchezza, alla scuola, all’educazione, alla tv, alle aziende, al Mezzogiorno.